Uno studio dell’IRCCS Medea indaga la sovraesposizione ai dispositivi digitali nei bambini con disturbi del neurosviluppo. L’indagine è stata condotta grazie al supporto delle Associazioni di pazienti.
Molti bambini con disturbi del neurosviluppo sono esposti a notevoli quantità di tempo davanti agli schermi, principalmente per scopi ricreativi passivi, mentre l'uso per scopi riabilitativi o educativi rimane limitato.
È quanto emerge da uno studio dell’IRCCS Eugenio Medea pubblicato su Disability and Rehabilitation: Assistive Technology.
Il lavoro ha preso in esame 352 famiglie e 407 bambini e bambine con disabilità intellettiva, sindromi genetiche, autismo e disturbi dell'apprendimento.
I dati hanno rilevato che molti bambini superavano i limiti di tempo raccomandati davanti allo schermo, con una prevalenza dei più grandi rispetto ai più piccoli, mentre sono emerse modalità di utilizzo relativamente simili in base a genere, gruppi diagnostici e livelli di disabilità funzionale. La televisione è il dispositivo utilizzato più frequentemente, mentre circa la metà del campione utilizza smartphone. Guardare video e cartoni animati, spesso da soli, è l'attività più comune, con pochi casi di utilizzo riabilitativo.
Inoltre è risultato prevalente un uso passivo di schermi ricreativi. Questa tendenza può essere influenzata da diversi fattori: i deficit funzionali possono ostacolare le risposte motorie e l'interazione con schermi più interattivi come smartphone e consolle di gioco, mentre le difficoltà cognitive ed emotivo-comportamentali possono indirizzare verso attività solitarie e meno impegnative e ridurre l’utilizzo di social network.
I risultati evidenziano anche che le abitudini mediatiche dei genitori influenzano quelle dei bambini e che lo stress genitoriale è direttamente associato a un maggiore uso dei media digitali nei figli.
I ricercatori sottolineano l'importanza di linee guida personalizzate e politiche di supporto per migliorare la cittadinanza digitale di questa popolazione e per mitigare i rischi associati all'eccessiva esposizione agli schermi.
Le raccomandazioni dell’OMS e dei pediatri
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme all'American Academy of Paediatrics e ad altre società pediatriche nazionali, hanno pubblicato raccomandazioni sull'uso degli schermi per bambini e adolescenti. In Italia, la Società Italiana di Pediatria ha delineato linee guida specifiche per l'infanzia e l'adolescenza, che sconsigliano l’esposizione a schermi digitali prima dei 2 anni di età, raccomandano un massimo di 1 ora al giorno per i bambini tra 2 e 5 anni e meno di 2 ore al giorno per i bambini di età compresa tra 5 e 8 anni. Inoltre, sconsigliano l'uso dello schermo durante i pasti, almeno un'ora prima di coricarsi e come “ciuccio” per tenere i bambini tranquilli.
Tuttavia le linee guida esistenti si basano su ricerche condotte su popolazioni a sviluppo tipico, mentre sono disponibili pochi studi su bambini e adolescenti con disturbi del neurosviluppo.
Il reclutamento grazie alle Associazioni di pazienti
Lo studio è stato condotto coinvolgendo le famiglie di bambini e bambine che attualmente ricevono servizi clinici e interventi riabilitativi dall'associazione La Nostra Famiglia. Inoltre hanno supportato il reclutamento dei partecipanti l'Associazione Sindrome di Sotos Italia (ASSI) Gulliver, l'Associazione Famiglie Sindrome di Williams (AFSW) e l’Associazione GRI Italia.
I risultati: tanta TV, meno social media
Nel complesso, il tempo trascorso davanti allo schermo è risultato simile tra maschi e femmine mentre è risultato statisticamente significativo il confronto per fasce d'età, con un utilizzo maggiore tra i preadolescenti e gli adolescenti.
Sebbene l'uso di dispositivi digitali non sia consigliato prima dei 2 anni, solo un bambino su 16 in questa fascia d'età non è esposto abitualmente a schermi digitali. Tra i bambini di età compresa tra 2 e 5 anni, oltre la metà supera il limite raccomandato di 1 ora al giorno. Circa un terzo dei bambini in età scolare (6-10 anni) eccede il limite raccomandato dalla Società Italiana di Pediatria.
La televisione è lo strumento più comunemente utilizzato, mentre gli smartphone vengono utilizzati da circa la metà del campione. L'uso quotidiano di tablet, personal computer e consolle per videogiochi è stato segnalato solo da una minoranza. Le attività più frequenti includevano la visione di video e cartoni animati (81%) e l'uso di videogiochi (37%), mentre le piattaforme di social media erano utilizzate solo da una minoranza del campione (14%), con un incremento tra gli adolescenti (39%).
La relazione con lo stress dei genitori
Solo una piccola parte dei caregiver (<13%) ha riferito di utilizzare dispositivi digitali come strategia per tenere i bambini tranquilli, durante i pasti o prima di metterli a letto. Al contrario, sono emerse differenze significative nell'uso per calmare il bambino in base al livello di disabilità funzionale, segnalato più comunemente nei bambini con più di una diagnosi di disturbi del neurosviluppo, in quelli con disabilità funzionale più grave e nei bambini con autismo.
Inoltre, considerando che i bambini con disturbi del neurosviluppo presentano spesso difficoltà comportamentali e richiedono un maggior carico assistenziale per la famiglia, lo studio ha indagato la complessa interazione tra lo stress dei genitori e l'uso dei media digitali da parte dei bambini: ebbene, è stato evidenziato un effetto diretto dello stress genitoriale sul tempo trascorso dai bambini davanti allo schermo. Permettere ai bambini l’uso dei media digitali può servire come strategia di adattamento per i genitori e offrire un sollievo temporaneo dal comportamento e dalle richieste del proprio figlio.
“L'assorbimento nei dispositivi digitali può ridurre la responsività dei genitori durante le prime interazioni, con conseguenti minori opportunità di coinvolgere i bambini in altre attività”, spiega Niccolò Butti, psicologo e ricercatore presso il Centro 0-3 del Medea e primo autore dello studio:: “il tempo trascorso davanti allo schermo e le abitudini dei caregiver potrebbero quindi rappresentare un potenziale obiettivo per interventi di supporto rivolti ai genitori di bambini con disturbi del neurosviluppo”.
Poco uso riabilitativo
La ricerca ha infine esplorato il ruolo promettente dei dispositivi digitali come strumenti per la riabilitazione, supporto alla comunicazione e nelle attività scolastiche. Ebbene, solo una minoranza fa un uso riabilitativo ed educativo dei dispositivi digitali, principalmente i bambini con disturbi dell’apprendimento, ADHD o disabilità funzionali più gravi. In quest'ottica, il potenziale dei dispositivi digitali nel supportare interventi comportamentali e cognitivi e nel facilitare la partecipazione sociale sembra ampiamente sottoutilizzato. “Abbiamo voluto acquisire dati sull’utilizzo sempre più diffuso dei dispositivi digitali anche nella vita dei bambini e ragazzi con disturbi del neurosviluppo” spiega Rosario Montirosso, psicologo responsabile del Centro 0-3, “È un ambito ancora poco indagato e sebbene sia indubbio che ci sono molti benefici nell’utilizzo delle nuove tecnologie per i nostri bambini, è importante sia per gli operatori che per i genitori conoscere anche i loro potenziali rischi”.
Screen time in children with neurodevelopmental disorders and their parents: a survey-based study in a paediatric Italian sample
Niccolò Butti, Eleonora Mascheroni, Francesca Masserano, Roberta Nossa, Laura Cordolcini, Beatrice Riva, Emilia Biffi &Rosario Montirosso