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Confronto tra metodi e prassi in psicomotricità – Parte II

Guest Editor: Tiziano Maria Galli

La supervisione psicologica in ambito neuropsicomotorio
M. T. Ingenito
La supervisione psicologica in ambito neuropsicomotorio assume carattere di complessità e problematicità soprattutto se viene espletata in un Centro polivalente di Riabilitazione, dove vengono trattate patologie neurologiche e neuropsichiatriche varie. L’Autrice, in questo articolo, espone i motivi di tale complessità delineando il percorso che si configura all’interno del setting di supervisione, considerato il “luogo mentale” in cui si attivano le dinamiche del cambiamento. Il ruolo di supplenza che il supervisore assume rispetto alle difficoltà incontrate dal terapista nel trasformare gli eventi in simboli favorisce l’identità professionale di quest’ultimo e lo agevola nella relazione con il bambino. La valenza terapeutica della supervisione richiede al formatore competenze specifiche su tecniche e contenuti psicoterapeutici.

Osservazione psicomotoria
T. M. Galli – G. Gelmini – S. Valsecchi – N. Riva – E. Perego – V. Giodini – R Perego – F. Besana – A. Favilla – P. Livio – G. Bianchi
Uno strumento valutativo deve avere alcune caratteristiche di base che consentano “una facilità di comunicazione tra i diversi operatori, una non dispersività dei dati raccolti e una plasticità in funzione della comprensione globale del bambino” (G. Benincasa). Viene qui presentata una griglia di osservazione psicomotoria elaborata secondo questi criteri di comunicabilità tra operatori, organicità e sensibilità nella descrizione delle caratteristiche del bambino.
Viene poi sottolineato che, per quanto la categorizzazione dei dati sia indispensabile ad una più facile lettura di essi e della scheda stessa, rimane fondamentale, per il terapista che effettua la valutazione, un approccio basato sull’ascolto e sulla relazione empatica con il bambino, oltre che una visione globale, integrata e non frammentata, delle diverse aree di sviluppo psicomotorio.
Inoltre il settore neuropsicomotorio ha elaborato una scheda osservativa specifica finalizzata alla presa in carico in Training Autogeno.
I parametri individuati consentono all’operatore una rilevazione delle possibilità da parte del paziente di accedere al ciclo previsto per il rilassamento secondo il Training Autogeno, metodica individuata dall’IRCCS “E. Medea” come privilegiata per il settore di Neuropsicomotricità.
Gli esercizi di Training Autogeno sono stati opportunamente adattati, da manuali in uso, in funzione delle capacità recettive dell’età evolutiva.

Il rapporto corporeo come mediatore di significati affettivi nell’intervento psicomotorio
T. M. Galli – G. Gelmini – E. Perego
La psicomotricità si pone come una relazione d’aiuto, una terapia a mediazione corporea che tende a modificare i rapporti della persona col mondo circostante per migliorarne il comportamento e rendere più armonico il carattere.
Questa modalità di intervento permette di modificare le strutture dell’inconscio rimettendo in gioco gli stessi processi “sensorio-emozionali” che hanno presieduto all’elaborazione del proprio rapporto col mondo.
Le difficoltà della comunicazione verbale, le problematiche relative ai comportamenti e i disagi socio-familiari ci hanno insegnato a privilegiare strumenti alternativi per l’approccio, la comunicazione e l’interazione coi soggetti in trattamento.
La relazione terapeutica, in effetti, non è una relazione “fredda”, impersonale, “tecnica”: essa esige da parte di chi interviene un coinvolgimento personale, una certa partecipazione emozionale senza la quale l’empatia e la comunicazione vera non passano.
Ecco quindi che in primo piano abbiamo sempre il corpo ed il significato dei suoi linguaggi attraverso le sue posizioni, i suoi movimenti, le sue tensioni, le sue mimiche, i suoi contatti, le sue distanze, i suoi ritmi: si tratta di un linguaggio innato, immediatamente capito dall’altro, qualunque sia la sua età e il suo livello culturale.

Laboratorio di psicomotricità con il colore
M. Rossini – A. Marabelli – C. Bulgheroni
Il laboratorio di psicomotricità con il colore è:
– un luogo dove si vive un momento di gioia e libertà;
– un luogo dove ciascun bambino è rispettato e accettato per quello che è;
– un luogo dove il bambino ha a disposizione uno dei principali linguaggi naturali, un linguaggio amico che gradualmente si può imparare a conoscere e a possedere nelle sue infinite possibilità d’uso;
– uno spazio tranquillo, protetto dalle persone estranee, in cui il bambino stesso è protagonista;
– un luogo finalizzato all’attività, dove l’organizzazione è schematica, funzionale, dove tutto è predisposto per permettere al bambino di appropriarsi dello spazio e sentirsi a suo agio;
– un luogo di ricerca dove si sperimenta e si impara ad entrare in contatto con se stessi, a conoscere le proprie emozioni, dove non è il prodotto ad avere valore ma il bambino nella sua individualità;
– un luogo dove le nozioni tecniche non vengono insegnate al bambino, ma scaturiscono liberamente dalle sue sperimentazioni dirette con la materia;
– un luogo dove i bambini sono liberi di scoprire e sperimentare diverse tecniche espressive.

Movimento, gesto, grafismo: attività psicomotoria e sviluppo delle abilità grafiche
R. Biancheri – P. Mori
Lo sviluppo del movimento e più specificamente del gesto intenzionale è strettamente legato allo sviluppo psicomotorio del bambino. Alla nascita, infatti, i comportamenti motori e vocali sono non comunicativi, mentre nei mesi e negli anni successivi si sviluppa una notevole quantità di segnali comunicativi con significato simbolico. Attraverso l’intenzionalità del gesto il bambino sviluppa modalità comunicative, costruttive e di espressione grafica. Elementi chiave nello sviluppo del grafismo sono la conoscenza del proprio corpo, dello spazio e del mondo degli altri. Ruolo significativo hanno inoltre la coordinazione oculo-motoria, la memoria e l’attenzione. Le capacità grafo-motorie sono correlate alle abilità di apprendimento. Un’accurata valutazione delle diverse abilità del bambino, condotta attraverso specifici strumenti standardizzati, deve essere il punto di partenza per la strutturazione di un trattamento psicomotorio mirato al recupero dei deficit grafo-motori.

Metodologia e setting del trattamento psicomotorio nel presidio di riabilitazione de “La Nostra Famiglia” di Padova
D. Brunazzo – M. Toffanin – G. Nichetti
La terapia psicomotoria nel presidio di riabilitazione “La Nostra Famiglia” di Padova è organizzata per mezzo del setting, il quale si struttura attorno ai parametri di spazio, tempo e regole; essi hanno una funzione protettiva nei confronti della relazione sia per l’adulto che per il bambino in quanto stabiliscono i limiti entro cui muoversi. Tale metodologia viene applicata alla terapia psicomotoria individuale, e approfondita anche nel piccolo gruppo e nell’intervento con la patologia autistica. Parte integrante della metodologia adottata è la supervisione della relazione terapista-paziente da parte di uno psicoterapeuta.

Interventi di natura neuropsicologica in psicomotricità
V. Flori
Questo articolo ha lo scopo di illustrare parte dell’esperienza professionale di una terapista della neuropsicomotricità impegnata in un Servizio di Neuropsicologia dell’età evolutiva.
Vengono approfonditi materiali e strategie trovati in riabilitazione ed in particolare nella riabilitazione delle funzioni esecutive, al fine di promuovere fra i colleghi la messa a punto di protocolli di intervento condivisi, che possano essere di aiuto e stimolo a quanti lavorano nell’area della neuropsicologia e non solo.

28-Feb-2008 - © I.R.C.C.S. Medea