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Ritardo mentale: interpretazioni e prospettive

Guest Editor: Gian Luigi Mansi

Ritardo mentale grave: vogliamo finalmente andare avanti?
M. Cannao
Facendo riferimento al volume scritto 25 anni fa in collaborazione con Giorgio Moretti sul tema del ritardo mentale grave, l’Autrice prende in considerazione alcune delle possibili linee di sviluppo di questa tematica, alla luce dell’evoluzione delle conoscenze e delle nuove risorse tecnologiche oggi disponibili. In particolare, il contributo riguarda gli apporti che potrebbero derivare dall’AI (Artificial Intelligence) nelle sue diverse applicazioni, dalla Neuropsicanalisi e dallo studio delle emozioni impostato in chiave moderna: da questi tre settori è infatti possibile trarre spunti che consentirebbero, se adeguatamente sviluppati, di costruire nuovi modelli interpretativi del ritardo mentale grave e nuove possibilità di intervento per coloro che ne sono affetti.
Viene infine sottolineata l’importanza della dimensione antropologica nella presa in carico del grave ritardato mentale, intesa come premessa di qualunque intervento riabilitativo e come necessaria salvaguardia dei diritti umani di queste persone.

Costruzione dell’identità nel grave disabile cognitivo nell’ottica della Medicina Basata sulle Narrazioni
C. Ruggerini, F. Villanti, A. Solmi
La Medicina Basata sulle Narrazioni (MBN) è un orientamento culturale che si affianca, da pochi anni, a quello, assai più noto, della Medicina Basata sulle Evidenze. È’ un orientamento che tenta di comprendere le persone a contatto con i sistemi di cura nei loro particolari contesti e risulta quindi appropriato alle condizioni croniche in cui il contributo della Medicina non può essere finalizzato alla guarigione ma si orienta al fine della Qualità della Vita. Nelle persone disabili e senza linguaggio, soprattutto se in presenza di Disturbi Mentali sovrapposti, l’intensità dei trattamenti o delle terapie richieste può essere tale da indurre nel sistema di cura la attribuzione di un unico ruolo di malato. L’orientamento della MBN, che suggerisce attenzione agli eventi della quotidianità, aiuta a riscoprire la persona oltre l’insieme delle sue disfunzioni. Vengono riportate 4 narrazioni relative a ospiti di una Residenza per persone con disabilità intellettuale grave e Disturbi Mentali associati; degli stessi ospiti viene riportata una descrizione psichiatrica funzionale alla scelta dei trattamenti e delle terapie mediche. Si evidenzia il contributo delle narrazioni delle esperienze quotidiane non solo al riconoscimento della unicità e del valore dell’individuo – e quindi alla costruzione della sua identità – ma anche alla valutazione degli esiti degli interventi medici e al rafforzamento della alleanza tra sistema curante e familiari.

Attaccamento ed emozioni nel disabile psichico adulto
G. Cristiano, G. Foresti
Negli ultimi decenni la letteratura relativa alla persona con ritardo mentale ha registrato un notevole incremento. Tale aumento di interesse verso questa tematica è sicuramente legato al supporto legislativo che è alla base dell’integrazione della persona con ritardo mentale all’interno dei diversi contesti sociali e al crescente numero di esperienze che si sono via via accumulate. Tuttavia esistono ancora delle lacune, una delle quali riguarda le caratteristiche comportamentali nella persona con ritardo mentale, la dimensione psicopatologica e le sue possibili cause.
La presente ricerca si inserisce nell’ambito degli studi sull’attaccamento e sul ruolo delle emozioni nella psicopatologia associata al ritardo mentale. Si vogliono esplorare i possibili rapporti tra il legame di attaccamento e la psicopatologia nella persona con ritardo mentale, tra l’attaccamento e i processi metacognitivi e quanto questi svolgano un ruolo centrale nella regolazione delle emozioni e nei disturbi psicopatologici. Nello specifico ci si chiede se il legame di attaccamento nel soggetto con ritardo mentale possa essere considerato, così come nel soggetto sano, un fattore di rischio o di protezione all’interno di una cornice interpretativa che considera importanti altri fattori relativi: dalle variabili genetiche, al temperamento, al contesto familiare e sociale e a eventuali avvenimenti destabilizzanti nel corso dello sviluppo. Pur nella consapevolezza del non facile compito di voler approfondire le competenze emozionali e i pattern di attaccamento nel campione individuato, si ritiene interessante approfondire questi aspetti per meglio osservare eventuali differenze, ma, più ancora, le analogie con il soggetto che non presenta un deficit cognitivo.

Il ruolo dell’inconscio nella riabilitazione del ritardato mentale adulto
F. Lolli
L’articolo propone una riflessione sulla necessità di introdurre, all’interno del discorso riabilitativo sul ritardo mentale, la considerazione di una variabile generalmente ignorata o sottovalutata: l’inconscio.
Ciò che viene messo in risalto è l’assoluta pertinenza di tale inclusione dell’inconscio nel campo riabilitativo, e questo per almeno due ragioni: la prima di natura ideologicoculturale, la seconda più di carattere clinico. Da un lato, negare nella persona affetta da ritardo mentale la presenza dell’inconscio equivale a negarne lo statuto di soggetto; in altre parole, ad affermare la sua collocazione in una sorta di subumanità nella quale la complessità della persona si appiattisce sul livello del bisogno e dell’istinto. Dall’altro lato, negare la presenza dell’inconscio vuol dire semplificare in maniera superficiale l’approccio al paziente, non riconoscendo alle sue azioni quello spessore e quella profondità che solo il lavoro dell’inconscio assicura e che, pertanto, vanno tenuti in conto all’interno del rapporto riabilitativo, per comprendere fenomeni, reazioni e comportamenti altrimenti inesplicabili.

L’identificazione proiettiva nell’adulto con ritardo mentale
P.G. Curti
Nel quadro del trattamento psicoterapico rivolto all’insufficiente mentale adulto lo specifico intervento della psicanalisi necessita, prima di tutto, di reperire un quadro metapsicologico che permetta di sostituire i concetti cardine di transfert e interpretazione con altri che possano assicurare un nuovo setting di pensiero per garantire l’ascolto nei confronti dell’insufficiente mentale. È nel concetto di identificazione proiettiva1 che si può promuovere un nuovo orientamento della psicanalisi in questo spazio clinico. L’identificazione proiettiva diventa l’orizzonte comunicativo in cui il processo primario si può articolare in direzione del percorso simbolico. Recuperare e ascoltare le diverse modalità in cui il soggetto insufficiente mentale adulto attiva la identificazione proiettiva in direzione degli educatori, psicologi, psichiatri è un canale che permette di promuovere nuovi progetti educativi e terapeutici.

Psico(pato)logia del ritardo mentale
G.L. Mansi – M. Molteni
Il Ritardo Mentale (RM) rappresenta una organizzazione svantaggiosa della personalità che aumenta in maniera significativa il rischio di sviluppare un disturbo psicopatologico. La presenza di un RM e di un disturbo psicopatologico definisce una condizione clinica particolarmente complessa, in cui coesistono e si influenzano reciprocamente elementi cognitivi, psico(pato)logici, fisici e socio - ambientali.
In questo lavoro di riflessione clinica abbiamo cercato di descrivere alcune caratteristiche della psico(pato)logia del disabile psichico. Siamo partiti dall'assunto che la comprensione della psicopatologia è possibile solo se si approfondiscono le conoscenze sulla psicologia del disabile psichico, superando una diffusa tendenza a considerare soprattutto gli aspetti problematici del comportamento, come fossero privi di una mente che li sottende, nel tentativo di comprendere come pensa un soggetto con Ritardo Mentale.
Auspichiamo che la nostra posizione osservativa favorisca la costruzione di un approccio empatico,di una maggiore comprensione psicologica e di una migliore personalizzazione dei programmi di cura.

Psicofarmacologia del ritardo mentale
C.M. Cornaggia – F. Amidani – G. Duranti – A. Mascarini
Da alcuni anni il termine Ritardo Mentale è stato opportunamente sostituito con quello di Disabilità Intellettiva (DI) nel tentativo sia di diminuire il pregiudizio e lo stigma ad esso collegati che di utilizzare una terminologia più appropriata all’oggetto. Il primo aspetto che è necessario approfondire riguarda la reale esistenza di una psicofarmacologia della DI. Il trattamento psicofarmacologico della DI è necessario solamente quando compaiano alterazioni psicopatologiche, rappresentate soprattutto da disordini del comportamento, tali da necessitare la cura mediante assunzione di farmaci. La scelta del trattamento si basa pertanto non sulla diagnosi di DI in sé, ma sui sintomi psicopatologici che possono eventualmente associarsi ad essa. Tali sintomi, frequentemente osservati nei soggetti con DI, possono in realtà essere espressione di diverse condizioni sottostanti. Al contrario, in alcuni casi possiamo invece parlare di una vera e propria sindrome psichica associata a DI: uno studio epidemiologico recente rileva infatti che il 40,7% dei bambini tra i 4 ed i 18 anni con disabilità intellettiva soddisfa i criteri di almeno un disturbo mentale. Le caratteristiche cliniche delle sindromi psichiatriche che si manifestano nei soggetti con DI non differiscono da quelle che si presentano nei soggetti senza DI e pertanto anche il trattamento sarà pressoché lo stesso. Purtroppo la classe di farmaci ancora maggiormente usata è quella degli antipsicotici, ma sta crescendo anche l’interesse per antidepressivi e antiepilettici. Da un’analisi critica della letteratura appaiono scarsi gli studi clinici controllati e pertanto la scelta del trattamento appare spesso guidata da dati aneddotici e dall’esperienza clinica
del singolo medico.

I servizi per la salute mentale nella Disabilità Intellettiva
G. La Malfa
L’articolo sottolinea, dopo una disamina di alcuni nodi problematici del rapporto disturbo psichico-disabilità intellettiva, la necessità di promuovere la salute mentale e la qualità di vita nei soggetti con disabilità intellettiva. Riporta quindi l’esperienza di un Servizio creato a tale scopo, operante presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi in Firenze. Auspica infine una maggiore sensibilizzazione delle Istituzioni per le politiche sanitarie rispetto al tema trattato.

Ruolo del dipartimento di Salute Mentale nella cura dei soggetti con Ritardo Mentale
R. Gadaldi – G. Colombo
L’articolo si propone di affrontare le problematiche dei servizi psichiatrici per adulti nella gestione dei pazienti affetti da ritardo mentale in comorbilità con manifestazioni psicopatologiche.
Il Ritardo Mentale, così come i Disturbi afferenti alle Alterazioni Globali dello Sviluppo Psicologico, si costituiscono come “aree nosografiche di confine” e il margine tra bisogni sanitari e socio-assistenziali non è ben delimitato.
Fattori di tipo clinico, dinamiche famigliari e necessità di integrazione tra le diverse agenzie di tipo sanitario e sociale coinvolte, rendono auspicabile la formulazione di percorsi di cura e di modalità di presa in carico più specifiche per questi pazienti.
L’esperienza del gruppo di collegamento che vede coinvolti operatori delle équipe sia delle Unità Operative Psichiatriche per adulti (UOP) sia delle Unità Operative NeuroPsichiatriche dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) ha evidenziato in questi anni l’importanza di condividere un linguaggio clinico e diagnostico comune e di trovare, con la formulazione di Percorsi Diagnostico Terapeutici, una risposta più efficace ed efficiente per questi pazienti e per le loro famiglie.

03-Lug-2008 - © I.R.C.C.S. Medea