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Una via nervosa specializzata per le carezze

Al Medea prende il via uno studio sulle risposte cerebrali al tocco interpersonale affettuoso. Primo step del lavoro la visita a Bosisio dei massimi esperti internazionali sul tema.

Il 21 e il 22 febbraio saranno in visita presso il Polo di Bosisio Parini dell’IRCCS Medea il Professor McGlone e la Dottoressa Trotter della Liverpool John Moores University (UK). Entrambi svolgono attività di ricerca sui meccanismi neurobiologici del tocco affettivo interpersonale. In particolare, il Professor McGlone è uno dei massimi esperti internazionali sulla componente del sistema somato-sensoriale implicata nel tocco interpersonale affettuoso, ossia quelle che comunemente definiamo carezze.

Un aspetto affasciante del tocco affettuoso è la scoperta che questo tipo di contatto fisico attiva delle vie nervose specifiche, denominate fibre C-tattili. Ci si potrebbe chiedere perché gli essere umani hanno delle fibre dedicate alla trasmissione del tocco interpersonale affettuoso. Attraverso le sue ricerche il Professor McGlone sta cercando di dare una risposta e gli studi sull’interazione precoce genitore-bambino potrebbero dare un contributo importante in questo senso.

Nei primi mesi di vita le madri mentre interagiscono con il loro bambino lo toccano quasi fino al 90% del tempo. Il tocco interpersonale affettuoso deve quindi avere una specifica funzione sociale e di affiliazione tra l’adulto e il bambino e, tramite le fibre C-tattili, potrebbe giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo cerebrale infantile.

Proprio a partire da queste ipotesi, presso il Centro 0-3 per il bambino a rischio evolutivo dell’IRCCS Medea, nelle prossime settimane prenderà avvio uno studio sulle risposte cerebrali al tocco interpersonale valutate nei bambini nati pretermine tramite risonanza magnetica. La scelta di indagare la risposta al tocco nei prematuri nasce dal fatto che, a causa del necessario e prolungato ricovero nella Terapia Intensiva Neonatale, questi bambini hanno un minore accesso al contatto fisico con i propri genitori. I ricercatori sperano di acquisire nuove conoscenze su come una precoce esperienza atipica del tocco interpersonale potrebbe riflettersi a livello neurobiologico.

I risultati dello studio potrebbero rafforzare ulteriormente l’importanza di promuovere, fin dai primi momenti dopo la nascita, la partecipazione attiva dei genitori alle cure e all'assistenza di questi piccoli pazienti.

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