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Herpes simplex: studiata relazione tra epidemiologia e storia

Rivista la datazione della dispersione dei virus originati in Africa: non è il frutto di antiche migrazioni ma di eventi più recenti, come la tratta degli schiavi del XVIII secolo. Lo studio delll’IRCCS Medea in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano pubblicato su Molecular Biology and Evolution.

 Recent out-of-Africa migration of human herpes simplex viruses

Un gruppo di ricerca italiano ha ripercorso la storia e le origini di due patogeni estremamente diffusi nelle popolazioni umane, i virus herpes simplex di tipo 1 e 2.

Lo studio, guidato dal gruppo di bioinformatica dell’IRCCS Medea di Bosisio Parini (Lc) in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, è stato appena pubblicato su Molecular Biology and Evolution.

Come molti di noi possono sperimentare letteralmente sulla propria pelle, il virus herpes simplex 1 è estremamente comune e causa prevalentemente manifestazioni orofacciali. Il virus hepes simplex di tipo 2 è meno frequente ed è di solito responsabile di herpes genitale. Entrambi i virus possono anche causare malattie molto gravi tra cui encefalite non epidemica e herpes neonatale. In quest’ultimo caso il virus è generalmente trasmesso dalla madre durante il parto e le conseguenze possono essere estremamente serie per il neonato.

Così come per altri virus appartenenti alla famiglia degli Herpesviridae (ad esempio il virus della varicella, il virus della mononucleosi, il citomegalovirus), i virus herpes simplex 1 e 2 sono molto simili a virus che infettano le grandi scimmie africane. In molti casi questi virus si sono evoluti insieme ai propri ospiti e hanno infettato la nostra specie da quando ha avuto origine in Africa (circa 200000 anni fa). Ad oggi, l’Africa rimane il continente in cui i virus herpes simplex 1 e 2 sono più diffusi. Questo ha dato origine all’ipotesi che i ceppi virali che oggi ci infettano abbiano lasciato l’Africa in tempi molto antichi, cioè durante l’evento migratorio che, circa 60000 anni fa, portò gli esseri umani a popolare tutti gli altri continenti.

Gli autori del lavoro appena pubblicato hanno dimostrato che la storia evolutiva di questi due virus è diversa e più complessa di quanto si immaginasse. “Abbiamo analizzato la diversità dei due virus in relazione alla loro provenienza geografica- spiega Diego Forni dell’IRCCS Medea - e abbiamo notato come virus derivanti da continenti differenti non fossero particolarmente diversi, un’osservazione che non è in accordo con l’ipotesi di migrazione antica. I nostri dati, tuttavia, indicavano chiaramente che i due virus hanno avuto origine in Africa. Abbiamo quindi pensato che fosse necessario stimare quando i ceppi virali che circolano oggi tra le popolazioni umane abbiano lasciato il continente africano.”

“Recentemente, grazie anche allo studio di virus rinvenuti in resti archeologici, la comunità scientifica ha una migliore conoscenza della velocità con cui evolvono le specie virali e abbiamo quindi a disposizione metodi piuttosto precisi che consentono di datare l’origine e la dispersione dei virus - aggiunge Manuela Sironi dell’IRCCS Medea. Applicando queste metodiche, abbiamo quindi stimato che i ceppi oggi circolanti di virus herpes simplex 1 sono migrati dall’africa circa 5000 anni fa. Ancora più recente l’uscita dall’Africa del virus herpes simplex 2, che probabilmente avvenne nel XVIII secolo.”

Quest’ultimo risultato è estremamente interessante perché consente di mettere in relazione dati epidemiologici ed eventi storici: il XVIII secolo rappresenta, infatti, il momento culmine della tratta transatlantica degli schiavi. In questi cento anni milioni di persone furono deportate dall’Africa alle Americhe. Molto probabilmente, questa atroce migrazione forzata di esseri umani determinò anche l’iniziale diffusione del virus herpes simplex 2 nelle Americhe. In tale continente, infatti, la prevalenza del virus è più elevata che altrove ed è seconda solo all’Africa.

Il virus herpes simplex 2 non è probabilmente l’unico patogeno ad essere stato introdotto nel continente americano in conseguenza della tratta. Studi precedenti hanno dimostrato che lo stesso avvenne nel caso del virus della febbre gialla e di un verme parassita (Schsitosoma mansoni). Per motivi ecologici, tuttavia, questi patogeni sono rimasti confinati ad aree tropicali o subtropicali. Il virus herpes simplex 2 non ha invece trovato barriere alla propria diffusione planetaria.

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