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Autismo: il ruolo delle aspettative fornite dal contesto

Allo studio le difficoltà nella predizione di eventi sociali e nella percezione di aspetti con valenza sociale. Una ricerca sui bambini anche con la realtà virtuale.

Alcune delle difficoltà sociali mostrate dalle persone con autismo potrebbero essere legate alla difficoltà ad utilizzare le aspettative date dal contesto per fare delle previsioni sul comportamento dell’altro: questa l’ipotesi di uno studio dei ricercatori del Polo friulano dell’IRCCS Medea.

Nella maggior parte delle interazioni sociali ci basiamo sull’osservazione delle azioni degli altri per capire cosa essi vogliono fare. Al tempo stesso, in modo che l’interazione possa essere fluida, non possiamo aspettare di osservare tutto il movimento per capire le intenzioni che lo hanno indotto, ma dobbiamo raffigurarci in anticipo ciò che gli altri stanno per fare.

Nella comprensione del comportamento altrui un ruolo determinante è dato dal contesto nel quale si svolge l’azione, che ci fornirebbe delle aspettative sui comportamenti più plausibili e quindi più attesi in una data circostanza. Per esempio, se vediamo una bimba che afferra un maccherone, anticipiamo che probabilmente quella bimba lo stia prendendo per gustarlo, mentre se il maccherone è crudo e non siamo a tavola, anticipiamo che probabilmente voglia prenderlo per giocarci.

Ebbene, i bambini con disturbi dello spettro autistico hanno difficoltà a interpretare gli umori, le espressioni, le emozioni e le intenzioni altrui: queste difficoltà sociali potrebbero essere legate proprio a un problema nell’interpretazione delle aspettative fornite dal contesto.

“Stiamo conducendo una serie di studi per indagare, in bambini con autismo, la presenza di difficoltà ad utilizzare le informazioni contestuali per anticipare il comportamento dell’altro e per capire se queste difficoltà siano specifiche per la previsione di eventi sociali o riguardanti in generale la previsione di eventi, indipendentemente dalla loro valenza sociale”, spiega Alessandra Finisguerra, responsabile dell’Unità di ricerca in Neuropsicologia e Neuromodulazione delle Funzioni Cognitive, Affettive e Sociali nei Disturbi del Neurosviluppo dell’IRCCS Medea. “Stiamo inoltre cercando di capire se queste difficoltà nell’uso delle aspettative derivate da esperienze precedenti possano influenzare la percezione di aspetti di valenza sociale, come le emozioni sottostanti le espressioni facciali, l’affidabilità delle persone e le intenzioni sottostanti un’azione osservata”, conclude la ricercatrice.

Questi studi si collocano entro il progetto di ricerca corrente appena concluso "Applicazione delle tecniche di Neuromodulazione per l’indagine e la riabilitazione delle competenze sociali, cognitive e di controllo del comportamento nei disturbi del neurosviluppo" e del progetto di ricerca corrente appena avviato " Neuropsicologia e neuromodulazione delle funzioni cognitive, motorie e sociali: un approccio transdiagnostico". Sono coinvolti Cosimo Urgesi, Sara Boscarol, Letizia Turchi, Alda Mita e Viola Oldrati.

I risultati di queste ricerche supporteranno l’implementazione di programmi riabilitativi basati sulla stimolazione cerebrale non invasiva e sulla realtà virtuale, dove bambini e adolescenti con problematiche del neurosviluppo si allenano in modo giocoso a predire le mosse di un avatar avversario utilizzando l’esperienza precedente e le informazioni contestuali. Il tutto per compensare il ridotto uso delle aspettative in base al contesto e per favorire la percezione sociale.

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