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Dislessia e realtà virtuale: un webinar ha presentato efficacia e prospettive delle nuove tecnologie

Il 27 febbraio esperti a confronto nell’ambito del progetto europeo ERASMUS+ “Fordys-Var”. Martinuzzi (Medea): "una novità promettente nel panorama internazionale".

Più di 90 insegnanti e tecnici (logopedisti, psicologi, pedagogisti, rappresentanti di associazioni) impegnati nella cura della dislessia il 27 febbraio hanno partecipato al webinar “Dislessia e realtà virtuale” organizzato dall’’Istituto Scientifico Medea – La Nostra Famiglia.

L'iniziativa è in linea con la Dichiarazione sulla discriminazione e esclusione sociale dei bambini «dis-» (dislessia, disfasia, discalculia, disprassia). La dislessia infatti è la più comune tra le difficoltà di apprendimento con una prevalenza in Italia tra il 3-8%. Costituisce un importante fattore di rischio per abbandono scolastico e insorgenza di problematiche psicopatologiche associate.

Durante l’incontro – realizzato nell’ambito del progetto europeo ERASMUS+ “Fordys-Var” – sono stati presentati i dati di efficacia dei trattamenti disponibili sul territorio italiano e le buone prassi per l’uso della tecnologia nella riabilitazione della dislessia.

In particolare la dottoressa Maria Luisa Lorusso ha illustrato Tachidino, una piattaforma realizzata dal Medea finanziata dai Lions, che permette la misurazione e caratterizzazione delle abilità di lettura con determinazione del sottotipo di dislessia (sono presenti testi da leggere, timer e un sistema di classificazione degli errori): il sistema restituisce informazioni sulla velocità di lettura in sillabe al secondo, sulle prestazioni rispetto all’età e sulla classificazione del tipo di dislessia.

La dottoressa Mara Buffoni si è poi soffermata su un nuovo strumento di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR) per la riabilitazione di ragazzi tra i 10 e i 16 anni, messo a punto nell’ambito del progetto Fordys Var. Il progetto è composto da un visore denominato Oculus ed è caratterizzato da ambientazioni tridimensionali all’interno delle quali il ragazzo si sposta ed è chiamato ad interagire seguendo le indicazioni proposte dal programma, con un graduale aumento delle difficoltà.

"L’utilizzo di tecnologie è ad oggi ancora poco radicato e raramente viene applicato con sistematicità in tutti quei contesti educativi in cui il bambino con dislessia può essere stimolato all’apprendimento" spiega Andrea Martinuzzi, direttore scientifico del Polo veneto del Medea: "la possibilità di mettere a punto e testare in ambito europeo tecnologie informatiche innovative e la condivisione delle metodologie formative consente di migliorare la qualità della vita a scuola dei bambini con dislessia e rappresenta una novità promettente nel panorama internazionale".

Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, è inserito nell’Azione chiave 2, che riguarda la cooperazione per l’innovazione e le buone pratiche realizzata attraverso forme di collaborazione tra organismi complementari: è diretto dall’Università di Burgos (Spagna) e, oltre al Medea, vede la collaborazione dell’Associazione di Bambini Dislessici di Bucarest (Romania) e di Arsoft, impresa spagnola specializzata nella realizzazione di soluzioni in realtà aumentata.

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