Gli studi su 694 bambini e ragazzi nell’arco di 20 anni hanno riscontrato, in alcuni casi, un recupero di coscienza anche diverso tempo dopo l’evento clinico.
Si è tenuta a New York, dal 22 al 24 settembre, la 2022 Joint Conference on Brain Injury, organizzata dalle International Paediatric Brain Injury Society e North American Brain Injury Society.
Si tratta dell’evento più importante a livello internazionale per lo sviluppo di trattamenti innovativi, programmi di riabilitazione e modi per migliorare la qualità della vita dei giovani colpiti da lesioni cerebrali: i professionisti di tutto il mondo hanno infatti avuto l'opportunità di condividere le loro ricerche e i risultati clinici attraverso la presentazione dei loro lavori scientifici.
Tra questi, è stato premiato lo studio dell’IRCCS Medea “Very long-term follow-up in children with disorder of consciousness after severe acquired brain injury”: a ritirare il premio la dottoressa Sandra Strazzer, responsabile dell’Unità Operativa Gravi Cerebrolesioni Acquisite dell’IRCCS Medea di Bosisio Parini (Lc).
Il lavoro del Medea ha indagato l’evoluzione del quadro clinico e funzionale di bambini e adolescenti (0-19 anni) con disturbo di coscienza conseguente a danno cerebrale acquisito (es: trauma, ictus, emorragia, infezione cerebrale, anossia ecc.). Lo studio include un ampio campione di 694 soggetti, i cui dati sono stati raccolti dalla dott.ssa Strazzer nell’arco di 20 anni (gennaio 2002-dicembre 2021). I risultati preliminari di questo studio, che nei prossimi mesi verrà pubblicato su una rivista scientifica indicizzata, hanno messo in evidenza specifiche variabili cliniche (es. epilessia, iperattività simpatica parossistica, tempo di uscita dal disturbo di coscienza) e demografiche (es. età inferiore) associate ad esiti peggiori. Due importanti dati sono emersi: il primo che una discreta percentuale di pazienti ha un buon outcome funzionale e cognitivo, la seconda è la possibilità, per una certa percentuale di soggetti, di manifestare un recupero di coscienza anche diverso tempo dopo la lesione cerebrale, fatto che determina l’importanza di garantire a questi pazienti una stimolazione continuativa, non limitata al primo periodo dopo l’evento clinico.