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Il bilinguismo aiuta i bambini con disturbo del linguaggio

Lo studio friulano rileva una migliore performance in compiti cognitivi nei bimbi bilingui rispetto ai monolingui.

Il bilinguismo potenzia le abilità cognitive dei bambini con Disturbo primario di linguaggio (DPL), una condizione neurologica che si manifesta in età prescolare con la difficoltà nell’acquisizione della lingua. È quanto dimostra uno studio coordinato dall’Università di Udine in collaborazione con l’IRCCS Eugenio Medea di Pasian di Prato, l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc) e la Casa della sanità di Capodistria (Slovenia), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Bilingualism: language and cognition” (Cambridge University Press).

La ricerca, diretta da Andrea Marini, docente di psicologia generale all’Università di Udine, si è concentrata su bambini bilingui con disturbi del linguaggio residenti in Friuli Venezia Giulia e ha dimostrato che l’esposizione a due lingue non solo non peggiora il loro sviluppo linguistico, ma anzi migliora le loro capacità cognitive.

I ricercatori si sono concentrati su quattro punti fondamentali: definire l’impatto dell’esposizione a due lingue – nel caso della ricerca, italiano e sloveno – sullo sviluppo linguistico in bambini bilingui con diagnosi di Disturbo primario di linguaggio; valutare se il DPL condizioni in modo simile o diverso le due lingue conosciute dal bambino; capire come l’esposizione a due lingue influisca sul funzionamento cognitivo del bambino con Dpl; studiare gli effetti del bilinguismo sull’elaborazione del linguaggio.

Sono stati coinvolti due gruppi di bambini di cinque anni con diagnosi di DPL: 15 bambini monolingui esposti solo all’Italiano e 15 bambini bilingui esposti a italiano e sloveno, tutti bilanciati per età, scolarità e livello socio-economico delle loro famiglie.

Due i principali esiti accertati dallo studio: i bambini bilingui con diagnosi di DPL hanno avuto una performance simile a quella dei bambini monolingui con la stessa diagnosi e hanno ottenuto risultati migliori in compiti cognitivi che richiedevano, per esempio, di monitorare la propria performance e inibire la produzione di risposte inadeguate.

“Questo risultato – spiegano i ricercatori - ha ricadute dirette sulla comprensione di come si sviluppa la conoscenza di due lingue in bambini in età prescolare. Inoltre, fornisce indicazioni che possono guidare i medici specialisti, in particolare i neuropsichiatri infantili e i logopedisti, nella scelta dei percorsi riabilitativi volti a sfruttare i punti di forza dei bambini con DPL”.

Lo studio è stato sostenuto da una donazione della Friulana Accessori all’IRCCS Eugenio Medea.

How bilingualism affects cognitive and linguistic skills in chidlren with developmental language disorders
Andrea Marini e Sara Andreetta, Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società dell’Università di Udine
Martina Ozbič e Alda Mita, IRCSS Eugenio Medea – La Nostra Famiglia di Pasian di Prato (Ud)
Barbara Piccolo, Asufc
Moira Berginc, Casa della sanità di Capodistria

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