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Focus On Giugno 2023: Relazione tra alimentazione, livelli ematici di acidi grassi polinsaturi (PUFA) e abilità di lettura nei bambini di età scolare

A inizio anno è stato pubblicato su Biomolecules (MDPI) il lavoro intitolato “Associations between Dietary Intake, Blood Levels of Omega-3 and Omega-6 Fatty Acids and Reading Abilities in Children” (https://www.mdpi.com/2139178), che ha avuto come obiettivo quello di indagare la possibile associazione tra alimentazione, livelli ematici di acidi grassi di tipo polinsaturo (PUFA) e prestazioni in prove di lettura.

Lo studio, tuttora in corso, è stato condotto in collaborazione con la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dell’Università di Milano (in particolare, i gruppi di ricercatori che fanno capo al Prof. Agostoni e alla Prof. Scaglioni) che hanno permesso la realizzazione delle analisi di laboratorio sui campioni di sangue e l’analisi delle abitudini alimentari.

E’ ormai risaputo che gli acidi grassi di tipo polinsaturo (omega-6 e omega-3) giocano un importante ruolo nello sviluppo e nelle funzioni del sistema nervoso. Precedenti studi hanno riscontrato come bassi livelli di acidi grassi nel sangue o un’anomalia nel loro metabolismo siano associati a differenti disturbi del neurosviluppo, inclusi l’ADHD e la Dislessia Evolutiva. Bassi livelli di omega-3, in particolare, sono stati riscontrati in persone con difficoltà di lettura; tuttavia, non si conosce ancora con certezza la natura di questa carenza o il ruolo che può giocare l’alimentazione. Leggi tutto

Al fine di analizzare queste possibili associazioni sono stati presi in considerazione i dati di 42 bambini tra gli 8 e i 13 anni con e senza diagnosi di Dislessia Evolutiva. Ai bambini è stato fatto un piccolo prelievo di sangue dalla punta di un dito per analizzare i livelli di acidi grassi presenti, e sono state proposte prove di lettura, scrittura, di attenzione, di percezione visiva e acustica. I genitori hanno inoltre partecipato a delle interviste telefoniche approfondite e compilato dei questionari dettagliati sulle abitudini alimentari dei loro figli.

I risultati hanno mostrato una significativa associazione tra il livello di acidi grassi nel sangue, in particolare il rapporto tra specifici acidi dei gruppi omega-6 e omega-3 (AA/ALA e LA/ALA), la performance in lettura e il rapporto tra le kilocalorie (equivalenti ai livelli di energia resi disponibili tramite l’alimentazione) derivanti dagli omega-6 rispetto alle kilocalorie totali. Gli acidi grassi che nel nostro campione hanno mostrato di giocare un ruolo significativo in queste complesse relazioni sono AA, acido Arachidonico, LA, acido Linoleico, entrambi del gruppo omega-6, e ALA, acido Alfa-Linolenico, del gruppo omega-3.

Analisi ulteriori effettuate attraverso modelli statistici di mediazione, che analizzano cioè la possibilità che alcune variabili facciano da “ponte” per mettere in relazione altre variabili, hanno mostrato che il rapporto AA/ALA nel sangue sembra fare da mediatore tra l’energia derivante dall’assunzione di omega-6 (rapporto tra le kilocalorie derivanti dagli omega-6 rispetto alle kilocalorie totali) e la velocità di lettura. In altre parole, come previsto, un’alimentazione che non eccede in grassi del tipo omega-6 (lasciando così spazio a grassi del tipo omega-3) permette di avere un rapporto di questi particolari acidi grassi omega3/omega 6 ottimale e favorevole per un buono sviluppo cognitivo, incluso lo sviluppo di buone capacità di apprendimento. L’applicazione di modelli statistici di moderazione (che analizzano la capacità di una variabile di fare da “regolatore” del rapporto esistente tra altre due variabili), inoltre, ha evidenziato l’effetto della velocità di lettura nel modulare la relazione tra i livelli di AA/ALA e LA/ALA nel sangue e le Kilocalorie derivanti dagli omega-6. Questo significa che il modo in cui l’organismo converte i nutrienti assunti tramite la dieta in acidi grassi nel sangue (in questo caso, i rapporti tra specifici tipi di omega 3/omega-6) potrebbe variare in base alle abilità di lettura del soggetto, cioè i bambini con difficoltà di lettura potrebbero assimilare gli acidi grassi assunti con l’alimentazione in modo diverso da quanto avviene per chi non ha difficoltà di lettura.

I dati pubblicati sono stati rilevati su un campione ancora relativamente piccolo di partecipanti e questo non ha permesso di effettuare analisi separate o confronti diretti tra bambini con e senza diagnosi di dislessia. Poiché la ricerca è tutt’ora in corso, confidiamo nella possibilità di replicare queste analisi su un campione più grande e poter approfondire meglio i complessi rapporti tra alimentazione e sviluppo cognitivo, così come l’influenza delle differenze individuali nel regolarli.

Gli autori approfittano per ringraziare i collaboratori alla ricerca, i centri clinici che partecipano al reclutamento dei partecipanti, l’azienda Soho Flordis International (SFI) che supporta la ricerca.

NOTA: Il progetto, che prevede anche l’analisi del possibile ruolo della supplementazione con acidi grassi in aggiunta al trattamento riabilitativo neuropsicologico della dislessia (con trattamento a distanza sulla piattaforma Tachidino), proseguirà fino alla fine del 2024. Chi fosse interessato a partecipare può contattare la responsabile della ricerca Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per ulteriori informazioni.

Articolo originale: 

Borasio, F., De Cosmi, V., D’Oria, V., Scaglioni, S., Syren, M.-L.E., Turolo, S., Agostoni, C., Coniglio, M., Molteni, M., Antonietti, A., Lorusso, M.L.
Associations between Dietary Intake, Blood Levels of Omega-3 and Omega-6 Fatty Acids and Reading Abilities in Children (2023) Biomolecules, 13 (2), art. no. 368, 

JCR 2021 JOURNAL IMPACT FACTOR = 6.064

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